Suore di San Giuseppe

Benvenuti nel sito ufficiale delle suore di San Giuseppe della congregazione di Aosta

Italia 1831


Nel ricordo di Suor Salesia

Una centenaria ci ha lasciate


Nel ricordo di Suor Salesia, Candida Tocchet - (9 agosto 1917- 3 novembre 2019)
Domenica 3 novembre 2019 è stata una giornata particolarmente speciale per Suor Salesia: al mattino prova una grande fatica nella respirazione perciò non si alza. Una lunga giornata di attesa, tuttavia particolarmente serena: alle ore 16 ancora sorseggia una tazza di tè, alle ore 18 mangia una scodellina di minestra e poi ecco che pian piano il suo cuore, reso stanco dagli anni, rallenta e alle ore 21.45 il Signore passa, la guarda e le sussurra: “Salesia, vieni, è giunto il momento del grande incontro, vieni finalmente ad abitare a casa mia”. Così in piena lucidità fino all’ultimo, accompagnata dalla preghiera e dall’affetto delle consorelle, è morta una centenaria, che se pur nella sua vita abbia provato lotte e fatiche, ha mantenuto accesa la sua lampada fino all’ultimo.
Un secolo e più di vita, tanti giorni, tanti anni che si sono susseguiti gli uni agli altri, scrivendo talvolta fatiche, lotte, delusioni, altre volte giornate trapuntate di grandi gesti di amore, di perdono, di affetto, di dono, di ringraziamento e di gioia, ecco in breve la vita di suor Salesia. Un secolo e più di vita, passato come un soffio e di cui rimane soltanto più il ricordo di ciò che è stato bello, buono, vero, ricco in misericordia e in amore.
Entra in Congregazione nel mese di dicembre del 1937, pronunciando i suoi primi voti nel settembre del 1940. Dopo la formazione iniziale, ancora giovanissima, prende il suo diploma di insegnante di Scuola Materna, trascorrendo poi interamente la sua vita accanto ai bambini, in diverse scuole materne della nostra Valle, da Gaby a Morgex, da Ayas a Fenis, da Arnad a Saint Christophe, al Villair di Quart poi ancora… Il periodo più lungo e continuato Suor Salesia l’ha riservato alla scuola di Sant’Orso dove ha lavorato dal 1976 al 2002, portando nel cuore fino alla fine il ricordo dei suoi ultimi alunni.
Suor Salesia era una persona intelligente, precisa, ordinata, attenta…tutte qualità che l’hanno aiutata nel suo compito di educatrice per lunghi anni, non sempre facili. Sapeva come Padre Médaille insistesse che una piccola cosa fatta bene vale molto di più di tante fatte con negligenza. Erano tempi difficili sotto tutti i punti di vista quelli del dopo guerra, dove si cercava di puntare in alto, ma dove non poteva mancare il sacrificio e la fatica, perché tutto era da inventare e dal nulla far scaturire grandi cose.
Dal 2002, anno in cui ha lasciato definitivamente il suo apostolato esterno, per diversi anni ha ancora reso il suo servizio nella portineria del convento e poi piano piano anche lei è rientrata in un silenzio più grande, dando però sempre nelle sue giornate esempi di fedeltà e di presenza comunitaria. Al mattino arrivava sempre tra le prime in cappella e seguiva con fedeltà gli atti comunitari, fedele fino alla fine anche alla ricreazione comunitaria. Negli ultimi anni passava lunghe ore in preghiera in camera, pregando in compagnia di Radio Maria e sferruzzando berretti e sciarpe per i bambini della Romania: quanti berretti, uno più colorato e più bello dell’altro!
Ha sempre mantenuto grande affetto per i suoi familiari e partecipato fortemente alle prove che colpivano la sua famiglia, portando le persone nella sua preghiera e facendosi sentire sempre molto presente.
Ci mancherà la sua presenza e sarà strano al mattino non vederla più al suo solito posto in fondo alla cappella e in sala da pranzo, ma sappiamo che ora continua a guardarci e ad affidarci alla misericordia del Signore, perché anche noi come lei sappiamo tenere la nostra lampada accesa fino al grande momento dell’incontro.

PERLOZ


Mercoledì, 5 giugno 2019, giornata vissuta a Perloz in modo tutto particolare da alcune suore della Diocesi e da don Vincenzo Caccia, salesiano. Voleva essere un’uscita comunitaria e ricreativa ed è diventata una lezione di vita. La giornata può essere divisa in quattro quadri con sfondi e insegnamenti di vita, particolari. I quadro: “Villaggio di Chemp”. Un angolo di terra tra rocce e burroni; un tempo ospitava persone coraggiose, abituate alla fatica, al lavoro, alla ricerca di una sopravvivenza, sostenuta solo dalla fede e da tanto amore fraterno. Un gruppo di case appollaiate ai piedi di scoscese rocce, attorniato da campi di segala, di patate, di castagni e, in più, la presenza di numerosi bambini tanto da avere una scuola tutta per loro in loco. Con il passare degli anni le cose sono cambiate. Le persone anziane sono ritornate alla casa del Padre e, pian piano, il villaggio si è spopolato, fino a diventare deserto. Ormai tutto sembrava finito, ormai ridotto a ruderi e a rovine …. Ma fortunatamente per Chemp non fu così! È bastata una sola persona, con un cuore che vibra e un’intelligenza che sogna. Una persona che si è lasciata guidare dalle emozioni e ha offerto le sue mani all’arte, per cambiare tutto. Ora Chemp ha ritrovato vita, speranza, gusto, ha riaperto porte di luce, di nuovi sogni per il futuro. Sui davanzali delle vecchie finestre sorridono vasi di fiori di ogni tipo e colori e appaiono opere d’arte ad ogni angolo. Dietro i vecchi muri, accanto alle stalle vuote e negli orticelli si pavoneggiano teste di insalata, piselli, cipolle, patate, cespi di salvia e di rosmarino, fasci di gigli e di peonie. All’ingresso del villaggio un grande crocifisso, spesso baciato dal sole, ci accoglie a braccia aperte; in fondo, una piccola chiesetta, ristrutturata con gusto, accompagnata dalle note di una campana squillante; sembra dire ai coraggiosi che arrivano fin lassù: “Venite! Nella casa di Dio c’è posto per tutti…”. La realizzazione di questa meraviglia è dovuta al carissimo Giuseppe Bettoni (Pino), che nelle sue riflessioni ha sognato, amato, creduto nella vita che può risorgere sempre e ovunque, quando trova disponibilità e altruismo. II quadro: il villaggio di Marine. Un angolo di Perloz sempre attivo e orgoglioso della sua storia. È stato un famoso centro di incontro dei nostri “vecchi partigiani”. Gli abitanti, per tradizione, sono ottimi produttori di pane di segala, raccoglitori di castagne; sempre disponibili all’accoglienza e alla festa. Lì, negli spazi della Pro-Loco, siamo stati accolti da don Claudio e da alcuni volontari, che si sono gentilmente prestati per prepararci un gustoso pranzo valdostano a base di polenta e spezzatino. Tutto è stato molto apprezzato e consumato in un clima di amicizia, di serenità e di fraternità vera. Contemplando le cime circostanti, abbiamo cantato in coro con grande entusiasmo: “Montagnes valdotaines, vous êtes mes amours”. Il coro ha creato immediatamente contagio, tanto da far esplodere altri canti in varie lingue: malgascia, rumena, piemontese, italiana, francese e, infine, anche in “patois”. Prima di proseguire verso il Santuario, ci siamo fermate nella chiesa parrocchiale di Perloz, ricca di quadri che testimoniano la fede dei nostri antenati. III quadro: il santuario della Madonna della Guardia. Qui la Madre di Gesù ci ha accolte con l’occhio attento e amoroso di una mamma. A Maria abbiamo affidato la nostra Diocesi, il Vescovo e tutto il clero, le nostre Congregazioni, i nostri giovani, i nostri sogni… E, ancora una volta, Maria ci ha detto: “Fate tutto quello che mio figlio vi dirà“. IV quadro: l’Eremo dei Boschi. Siamo stati accolti, con affetto e semplicità, da suor Rosangela. L’Eremo è appollaiato sul dorso di una collina che si raggiunge dopo un’erta salita, adatta per i coraggiosi e per coloro che portano nel cuore grandi speranze. Il punto forte dell’Eremo, però, risplende là, nella vecchia stalla, diventata luogo di dimora di Gesù Eucaristia. La storia della salvezza è iniziata nella stalla di Betlemme, per raggiungere il dono massimo nel Cenacolo e consumarsi nel sacrificio della Croce. Gesù ci dice: “Se il chicco di grano non muore, resta solo, ma se muore porta molto frutto, … abbiate fede, grande come un granello di senape”. Solo così la nostra vita cambierà e cambierà anche la vita del mondo che ci circonda. Infatti, il mondo, oggi, ha bisogno di cuori traboccanti di fede, di amore e di servizio gratuito, come quello di Maria che, dopo aver udito l’annunzio dell’angelo, è corsa a mettersi al servizio della cugina Elisabetta. Alla fine, il signor Bettoni ci ha salutate con questa frase stimolante: «Crediamo alle emozioni che sorgono nel nostro cuore!!». Il grazie più cordiale va anche a don Claudio che, da vero pastore, ha trascorso tutta la giornata con noi. I veri pastori sono coloro che vivono in mezzo al loro gregge, accompagnano le pecore forti e sorreggono quelle che hanno il piede vacillante. Grazie, don Claudio!

Là  dove il Signore mi conduce trovo gioia!

Là dove il Signore mi conduce, trovo la gioia!


Avendo terminato gli studi a Lione, più di due anni fa, ho iniziato a lavorare a Chambéry al Clos Saint Joseph EHPAD, una casa di accoglienza e di cure per anziani. Attualmente in questa casa ci sono dei laici, due sacerdoti diocesani, 31 suore di San Giuseppe e quattro suore di altre congregazioni. Il numero degli ospiti è comunque variabile: gli uni arrivano, altri partono definitivamente.
Nel mio lavoro non sono sola, siamo una équipe composta di quattro suore e una laica. Delle cure personali, dei pasti, del bucato e delle pulizie delle camere si occupano gli infermieri, le badanti, i medici, i fisioterapisti e il personale. Noi siamo qui come rappresentanti delle Suore di San Giuseppe. Ci prendiamo cura dei bisogni materiali degli ospiti, li accompagniamo se necessario presso medici o specialisti in ospedale. Durante la settimana, li visitiamo nelle loro camere per conoscere i loro desideri, per condividere non solo le loro sofferenze, ma anche le loro esperienze, le loro testimonianze di vita e la loro fedeltà alla vocazione religiosa. Naturalmente, le nostre visite non sono riservate alle Suore, anche se loro hanno la precedenza, ma anche a tutti gli altri residenti.
"Che giorno è oggi? ". " Che cosa succede oggi? ". "Non sento niente, non vedo più niente." "Non sapevo che oggi c’era la messa". Quasi tutto il giorno, sento queste domande, queste stesse frasi. È triste e nello stesso tempo si prova compassione! Parlare con chi è un po’ svanito, richiede molta pazienza, comprensione e soprattutto amore. Ma quello che ammiro in loro e specialmente in quelli colpiti da malattie neurodegenerative, è la fedeltà alla preghiera e alla meditazione. " Oggi, non ho ancora pregato, aiutami a cercare la pagina del libro perché possa pregare con la Chiesa”.
Abbiamo la Messa tre volte alla settimana: il martedì e il giovedì alle 10 all'Oratorio e il sabato alle 15 nella sala polivalente. Il sabato mattina, con una sorella, portiamo la comunione a coloro che non possono venire a messa nel pomeriggio.
Ogni pomeriggio, ci sono varie attività organizzate dalle animatrici o dai volontari: canto, ginnastica dolce, esercizi di memoria, giochi di società, lavoro manuale, danza, video ... Ognuno è libero di partecipare alle attività che desidera.
Nel frattempo, alcune suore sferruzzano, fanno dei berretti per i “Piccoli Fratelli dei Poveri”, altre fanno maglie, calze, coperte, sciarpe… per le Associazioni che si prendono cura dei poveri, degli immigrati, dei senzatetto.
Voi vi chiederete: “Come mai ci sono suore di San Giuseppe di Aosta a Chambery”?
È normale che a Chambéry, ci siano le suore di San Giuseppe di Chambéry. Tuttavia, finito il mio ciclo di studi nel 2016, la Superiora della Provincia francese di questa Congregazione mi ha chiesto di lavorare alcuni anni nella loro provincia. Dopo un dialogo tra me e le responsabili delle due Congregazioni, la decisione fu presa.
Per me, infatti, seguire Cristo non significa seguire una via ben tracciata in anticipo; ma una strada da cercare, da costruire, da scoprire ogni giorno: è il mistero di Dio, “il vento soffia dove vuole ... non si sa né da dove viene, né dove va" e… i pensieri di Dio non sono i nostri pensieri!
Papa Francesco ci invita ad uscire, ad "andare nelle periferie per creare una "cultura di incontri" con gli altri, con "i poveri" che sono il volto di Cristo. Mi sento felice di essere missionaria in Francia accanto alle persone anziane e bisognose di aiuto.
Non si può, inoltre, dimenticare che da parecchi anni esiste una buona collaborazione tra le suore di San Giuseppe d'Aosta e quelle di Chambéry: tre suore di Chambéry sono rimaste in Madagascar con le nostre suore quando la loro Congregazione ha lasciato la Grande Isola e, da una dozzina di anni, le suore malgasce di San Giuseppe d'Aosta sono fraternamente accolte nella comunità di Lione per degli studi in Francia. D’altra parte non è forse vero che abbiamo lo stesso fondatore e condividiamo lo stesso carisma: "Unione con Dio e con il prossimo"?
Credo che per il Signore non esiste il “per caso”. Perciò Lo ringrazio di cuore per le innumerevoli grazie che mi ha concesso finora. Ripongo, ogni giorno, la mia fiducia in Lui, sicura che là dove mi conduce, troverò sempre la gioia!

Suor Iharisoa Isabelle

GIUBILEO 2018

Cinquantesimo di professione di suor Marisa Zanetti



Il 25 agosto 2018 è stato un grande giorno per Suor Marisa Zanetti che ha festeggiato i 50 anni di vita religiosa, nel Convento delle suore di “San Giuseppe” Via Anfiteatro 4, attorniata dalle suore, dai membri della sua famiglia, dagli amici e da alcuni adolescenti di Casa Speranza che ora risiedono in Italia. Un giubileo è sempre una festa commovente in cui si celebra l'amore di Dio che chiama e la risposta della persona chiamata. Sono ben 50 i lunghi anni di storia meravigliosa in cui Marisa ha sperimentato e continua ad esperimentare l'amore del Signore che l’ha accompagnata passo dopo passo. Dio l'ha amata sin dalla nascita, l’ha prediletta chiamandola poi alla vita religiosa e l’ha seguita durante tutto il postulato, il noviziato e poi ... nei suoi importanti "percorsi": in Italia, in Madagascar dal 1976 al 1993, in Romania dal 1993 dove continua la sua missione in mezzo ai bambini e agli adolescenti di Casa Speranza. Alla festa, oltre alle sorelle italiane, erano presenti le sorelle malgasce e un gruppo dei suoi adolescenti rumeni che le sono molto affezionati.


Dopo la bella Cerimonia Eucaristica, concelebrata da tre sacerdoti e presieduta da Monsignor Lovignana, un ricevimento si è tenuto nel cortile del Convento e poi la festa si è conclusa con un amichevole pasto nelle sale da pranzo delle consorelle. Una torta a cinque piani ha coronato il tutto. Durante il pasto danze e discorsi non sono mancati. Suor Nicoletta nel suo discorso ha saputo mettere in evidenza, in modo molto simpatico, l’essenziale della vita di Suor Marisa, di cui ecco alcuni estratti:



Era il quinto giorno della Creazione. Il Signore della vita continuava incessante nella sua opera […] Ma il pensiero del Signore andava sempre al suo capolavoro: l’uomo e la donna. Aveva già pensato al cavallo e al bue […] Ma ci voleva anche qualcos’altro, un animale fedele, su cui si potesse contare fino in fondo e nello stesso tempo allegro, un compagno di gioco. Già il Signore della vita pensava a quale avrebbe potuto essere il compagno ideale per ciascuno. Ecco: a chi affidare questo splendido pastore mioritico dei Carpazi?   Ѐ un cagnone grande e grosso, ma tranquilli! Ha un temperamento equilibrato. (Oriundo della Romania, da secoli è stato impiegato come cane da pastore, il suo nome, infatti, viene da “mioriţa”, che significa “pecora”. Ai greggi lui fa da guardia, ma più che alle pecore si affeziona al padrone e ancora di più ai suoi bambini, verso cui ha un’estrema pazienza e comprensione. Ѐ un essere leale e affidabile, capace, come dicono molte leggende locali, di affrontare anche chi è molto più grande di lui, addirittura un lupo o un orso, pur di difendere i suoi padroni e padroncini.) (Continua)


GIUBILEO 2018 (seguito 1)

Cinquantesimo di professione di suor Marisa Zanetti


Al Signore era venuta subito in mente Suor Marisa. Ma perché? Vi chiederete voi. Rapidamente il Signore della vita aveva anticipato la sua persona e le vicende della sua vita. Lei era tra quelli che Lo avevano scoperto da giovani e, con l’entusiasmo e il coraggio tipico di quell’età, e in più con la determinazione che l’avrebbe sempre caratterizzata, aveva deciso di dedicargli la vita, a Lui e a tutti quelli che Lui preferiva, cioè i poveri, i piccoli, quelli che stanno ai margini e che nessuno guarda. Perciò aveva accettato con gioia la proposta dei superiori di studiare da infermiera. Il suo primo lavoro l’aveva svolto in Maternità, con impegno, ma fin dal Noviziato, quandosi era aperta la missione del Madagascar, aveva sognato di poterci andare. Nel 1976 finalmente il suo sogno si realizza ed eccola, fino al 1993, in dispensario a Ihazolava! Qui l’aspetta quotidianamente, fin dalle prime ore del mattino, anche prima del sorgere del sole, una fila di malati, adulti e bambini e un lavoro che non si limita a verificare i mali e distribuire medicine, ma comprende anche l’ascoltare storie e cercare di capire situazioni, per applicare terapie non solo al corpo, ma anche all’anima, con parole e consigli di conforto e sostegno. La domenica, poi, spesso, si parte in tournée con le consorelle nei villaggi più lontani per portare la Parola di Dio là dove il parroco non riesce ad arrivare… e lì lei nota altre persone bisognose di cure che non riuscivano ad arrivare a Ihazolava. Da qui sboccia l’iniziativa di istituire un piccolo altro dispensario ad Ambatobe, in cui si reca una volta alla settimana. 


Ma chi ha sempre attirato di più le sue attenzioni sono i bambini. Molti di loro erano denutriti, bisognosi di calcio e vitamine…Allora, ecco l’idea di organizzare per loro un soggiorno al mare… e poi la tubercolosi imperversava: non bastava distribuire medicine, bisognava che chi era ammalato non contagiasse altri e inoltre che venisse nutrito adeguatamente. Allora, lei si barcamena ad aggiungere alcune camere alla casa per ospitare i piccoli, curarli, nutrirli, rendendole accoglienti con disegni tratti dai libri di fiabe.


 


GIUBILEO 2018 (seguito 2)


Passano gli anni, ma, ecco che nel 1993, quando si trova ad Aosta per un capitolo, succede l’inimmaginabile: le viene chiesto di partire per una nuova missione, in Romania. Si tratta di rinunciare a tutto quanto costruito fino allora, una decisione dolorosa, che però Marisa accetta, fedele al suo voto di obbedienza e fiduciosa nel suo Signore che le aprirà nuove strade. I primi tempi sono veramente difficili, in un paese che sta appena uscendo da una dura dittatura, dove gli stranieri vengono ancora guardati con una certa diffidenza e soprattutto manca la mentalità del volontariato. La realtà stava cambiando: i ragazzi scappavano dagli orfanatrofi e riempivano le strade. Ma come riuscire ad organizzare qualcosa, come venir loro in aiuto? 

La Provvidenza, però, ad un certo punto si faceva sentire: grazie a persone rumene conosciute e che avevano capito l’autenticità dei desideri delle suore, nasce l’Associazione Casa Speranza, di cui Marisa è presidente. Iniziano ad arrivare i primi bambini… 

E la storia continua, fino ad oggi, anche se la Casa ha cambiato aspetto, popolata ormai più da adolescenti che da bimbi piccini. Come il pastore mioritico, anche Marisa, per difendere i suoi piccoli, ha dovuto e deve continuare a sostenere delle lotte, non contro lupi e orsi, ma contro una burocrazia spesso cieca, incapace di andare al di là della lettera della legge, contro una corruzione purtroppo ancora diffusa… La vita non è facile e Marisa ha dovuto costruirsi una corazza che talvolta la fa apparire un po’ “teutonica”. Sotto rimane una grande capacità di tenerezza che riversa sui bambini insieme però all’esigenza di ottemperare ad alcune regole, indispensabili per poter vivere insieme e costruire un futuro. Il grande cruccio di Marisa è quello che tutti i suoi ragazzi riescano a trovare il loro posto nel mondo ed è questa la preghiera che lei rivolge tutti i giorni al suo Signore. Ed è qui nella preghiera quotidiana che lei trova la forza per continuare il suo compito, come nella condivisione, nella fede e nell’opera coi bambini con le sue sorelle. 


RINNOVO DEI VOTI DI SUOR MANUELLA LATTION

Il giorno del giubileo di suor Marisa


La grande gioia che abbiamo vissuto con Suor Marisa si è estesa anche alla rinnovazione annuale dei voti di Suor Manuella Lattion.


font-family: Arial; color: #222222; -webkit-text-stroke-width: initial; -webkit-text-stroke-color: #222222;">Con affetto l'accompagniamo con le nostre preghiere perchè la sua intimità con il Signore cresca sempre più e si senta in cammino verso il suo giubileo dei 50 anni e... oltre !


 


Nascita della congregazione in Italia

1831


Nel 1831 anche Monsignor Evasio Agodino, Vescovo di Aosta, venne a conoscenza dell’opera delle Suore e sollecito’ Madre Saint Jeran ad inviarne alcune perche’ si occupassero nella sua diocesi dell’educazione delle fanciulle e di visitare i malati. Il primo settembre partirono quindi da Lione alla volta di Aosta quattro suore (suor Saint Louis, suor Theodosie, suor Saint- Clement, suor Marie des Anges): il viaggio duro’ ben 17 giorni e fu fatto un po’ a groppa d’asino, un po’ a piedi... Un avvenimento fu il loro transito al valico del Piccolo San Bernardo, dove fino ad allora non si erano viste passare delle religiose. Il vescovo aveva ottenuto dal re Carlo Felice che le suore abitassero nell’antico Convento di Santa Caterina dove ben presto esse aprirono una scuola...



La tomba con le prime Suore situata in Convento Sono passati ormai 182 anni da quel lontano settembre 1831: da allora l’attivita’ delle suore si e’ estesa prima in tutta la Valle per poi varcarne i confini, arrivando a Bordighera. Nel 1965, poi, cinque suore realizzano la loro vocazione missionaria , attraversando l’Oceano e giungendo fino nel remoto Madagascar. La grande fioritura di vocazioni in questa isola dalla gente dotata di un profondo senso religioso permette di aprire altre opere in Costa d’Avorio nel 1991,  in Romania nel 1993 e nel Burkina Faso nel 2008.


Nonostante la grande dispersione geografica e tutti gli adattamenti a tempi e luoghi nelle diverse attivita’, il “Convento” di Aosta rimane per tutte la culla della loro vocazione e la passione educativa nei confronti di bimbi e giovani una costante della Congregazione ben viva anche oggi.  Accanto all’irradiamento nello spazio, il Concilio Vaticano II ha poi stimolato un approfondimento dell’intuizione iniziale di Padre Medaille, portando tutte a rileggere le opere del Fondatore e riscoprendo come la sua spiritualita’ possa essere “con-divisa” tra suore e laici, traendone un arricchimento reciproco.


Si sono cosi’ formati, in Italia e nelle missioni, gruppi di laici “amici del Piccolo Disegno”, che cercano di favorire, in famiglia e nel loro ambiente di lavoro, la comunione, nel servizio umile e semplice ai fratelli.


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documento scaricabile 24 agosto 2019 GIORNATA DI LODE AL SIGNORE PER LA SUA FEDELTÀ

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