Nel febbraio 2008, Monsignor Basile Tapsoba, Vescovo di Koudougou, in Burkina Faso, lancia un appello pressante alle Madri generali: “Ho bisogno di Suore per gestire il Centro UNITAS che si trova nella mia diocesi a 80 Km dalla capitale, le suore francesi che vi hanno lavorato per più di 30 anni sono anziane ed hanno chiesto di partire... Il centro è molto importante per la mia diocesi, è là che catechisti, laici, sacerdoti e religiosi attingono luci e forze per continuare la loro missione di testimoni della fede in mezzo ai numerosi pagani e musulmani”
Madre Odetta, Superiora generale, in nome della Congregazione, accoglie il desiderio del Vescovo e il 15 ottobre 2008 con Suor M. Joh, Suor Lala e Suor Josée raggiunge Koudougou per aprire la nuova missione.run: yes;"> Monsignore è felice di poter affidare loro la gestione del “Centre Unitas” e così un nuovo seme del “Piccolo Disegno” germoglia in terra africana!
Accoglienza degli ospiti.
Il 15 marzo 2019, sono partita in treno da Abidjan con Suor Nina e, dopo due giorni e una notte di viaggio, ho raggiunto la nostra comunità di Koudougou in Burkina Faso. Preoccupata, mi sono precipitata a vedere la nuova cappella e… quale non fu la mia inquietudine nel vedere la costruzione ancora priva di vetri, di pitture, d’elettricità… nei dintorni c’erano ovunque residui di materiale di costruzione: pietre, mattoni, sabbia, recipienti rotti… Mi sono detta:
Ma com’è possibile realizzare i progetti previsti in queste condizioni”? Le suore però, aiutate da un bel numero di laici, erano, con grande entusiasmo, tutte all’opera, molto indaffarate nei preparativi dei tre grandi eventi: la festa di “San Giuseppe”, patrono della Congregazione, la benedizione della nuova cappella e le promesse dei Laici del Piccolo Disegno.
Vedendo arrivare l’architetto mi sono affrettata ad esporgli la mia preoccupazione, per tutta risposta mi disse ridendo: “Non si preoccupi, San Giuseppe è all’opera”! Poco dopo, infatti, vidi arrivare imbianchini, vetrai, elettricisti che, dandosi il cambio, lavorarono notte e giorno.
Il 19 marzo, giorno di San Giuseppe, tutto era a puntino. Durante la notte era sopraggiunto anche un bel acquazzone che aveva ripulito il tetto della cappella, i rami degli alberi che l’attorniano ed aveva rinfrescato l’atmosfera sempre così calda.
Verso le dieci e mezzo la cerimonia cominciò con la benedizione della cappella. Erano presenti 19 sacerdoti venuti da molte parti del Burkina, tante religiose di differenti comunità e tantissimi laici. È stato veramente emozionante vedere la lunga processione che avanzava cantando inni di benedizione!
“Sì, le tue opere Signore sono veramente grandi e stupende, ci colmi di gioia”!
Durante la messa ben 20 membri del Piccolo Disegno, che avevano fatto una bella preparazione con tre giorni di ritiro, hanno pronunciato le promesse di vivere nelle loro rispettive famiglie e ovunque “la duplice unione” con Dio e con tutti fratelli.
In qualità di Delegata della Madre generale, chiamai ad uno ad uno i vari membri che poi, accanto all’altare, hanno pronunciato la formula della promessa, dopo di essere stati interrogati dal rappresentante del vescovo sulla motivazione della loro offerta.
Dopo la cerimonia, “la grande appatam” (tettoia), ha accolto tutti i membri presenti per un pranzo molto semplice ma altrettanto festivo: i canti e le danze al suono dei tamburi si sono prolungati fino a tarda sera.
In un Paese dove i cristiani sono in grande minoranza, è bello e commovente vedere persone assettate, non solo di acqua a causa della siccità del suolo, ma anche di Comunione verso Dio e verso il prossimo!
Suor Zoëline
ast-language: EN-US; mso-bidi-language: AR-SA;">Suor Lala con un gruppo di giovani desiderose di conoscere la vita religiosa.
In un terreno molto arido della periferia di Koudougou, in Burkina-Faso, vicino al “Centre Saint Joseph”, nel mese di febbraio 2019, sono giunte numerose famiglie, sfuggite dagli assalti degli estremisti del Nord che, per odio al cristianesimo, hanno fatto molte vittime. Questi nuovi arrivati hanno costruito delle casette e, da allora, sopravvivono in grande povertà. All’inizio, soffrivano soprattutto per la mancanza d’acqua. Le mamme, in particolar modo, erano angos
ciate di fronte a questo problema: ogni giorno erano costrette a percorrere molta strada per chiedere acqua nei villaggi vicini che già ne scarseggiavano a causa del clima torrido.
Oggi, grazie alla generosità dei benefattori italiani e dopo aver scavato ben 50 metri nel suolo durissimo, le famiglie, esultanti di gioia e di riconoscenza, hanno visto l’acqua zampillare dal loro pozzo!
A Natale un sacerdote celebrerà una messa nel loro quartiere e benedirà il pozzo.
nt-kerning: 14.0pt;">20 novembre 2012: Madre Armanda, superiora generale, in visita alla missione, apertura e benedizione della casa di formazione
nt-kerning: 14.0pt;">Le prime 5 postulanti con le Suore formatrici.
nt-kerning: 14.0pt;">Settembre 2017: 5 giovani bukinabe pronunciano i primi voti